I tumori del colon-retto rappresentano la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne.
In Italia sono 513.500 le persone viventi dopo una diagnosi di tumore del colon retto (uomini = 280.300; donne = 233.200).
Nel 2023, sono state stimate circa 50.500 nuove diagnosi (uomini = 26.800; donne = 23.700).
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi in Italia è pari al 65% negli uomini e 66% nelle donne (I numeri del cancro in Italia 2023; I numeri del cancro in Italia 2022).
Il tumore è spesso conseguente ad una evoluzione di lesioni benigne (quali ad esempio i polipi adenomatosi) della mucosa dell’intestino, che impiegano un periodo molto lungo (dai 7 ai 15 anni) per trasformarsi in forme maligne.
I fattori di rischio per lo sviluppo di questa neoplasia sono riconducibili a stili di vita e familiarità. Fattori di rischio sono rappresentati da eccessivo consumo di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati, sovrappeso e ridotta attività fisica, fumo ed eccesso di alcool. Ulteriori condizioni di rischio sono costituite dalla malattia di Crohn e dalla rettocolite ulcerosa. Suscettibilità ereditarie (2-5%) riconducibili a sindromi in cui sono state identificate mutazioni genetiche sono la poliposi adenomatosa familiare (FAP) e la sindrome di Lynch.
La diagnosi precoce ha lo scopo di intercettare e trattare eventuali lesioni in fase iniziale prima che diventino sintomatiche, consentendo un intervento più efficace e minori complicazioni.
I programmi di screening offerti dal Sistema Sanitario Nazionale prevedono l’invito attivo del cittadino alla scadenza dei periodi stabiliti.
Pertanto, a seconda delle modalità previste dal programma locale, le persone in età di screening riceveranno una lettera di invito per l’esecuzione del test.
Gli esami di screening
Il test di screening utilizzato è il test del sangue occulto nelle feci, eseguito ogni 2 anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni (in alcune Regioni fino ai 74 anni).
L’esame, estremamente semplice, consiste nella raccolta (eseguita a casa) di un piccolo campione di feci e nella ricerca di tracce di sangue non visibili a occhio nudo. Esistono, diverse modalità per il ritiro delle provette in cui fare la raccolta delle feci. Saranno gli operatori del servizio screening a indicare quella impiegata nella Asl di appartenenza. Il test usato nei programmi di screening italiani non rende necessario seguire restrizioni dietetiche prima della sua esecuzione.
L’obiettivo dello screening è quello di individuare eventuali polipi o adenomi (responsabili del sanguinamento) prima che possano eventualmente degenerare in un cancro, o forme tumorali in una fase precoce in cui è possibile intervenire più efficacemente e con meno complicazioni.
È importante ripetere l’esame di screening ogni due anni, periodicità ritenuta ottimale, anche in relazione al lento sviluppo dei tumori.
Gli esami di approfondimento
Le eventuali tracce di sangue possono essere un indizio della presenza di forme tumorali oppure di polipi che possono, in futuro, degenerare. Nel caso di positività all’esame del sangue occulto nelle feci, i programmi di screening prevedono, come esame di approfondimento, l’esecuzione di una colonscopia che permette di esaminare l’intero colon retto.
Oltre a essere un efficace strumento diagnostico, la colonscopia è anche uno strumento terapeutico.
Nel caso venisse confermata la presenza di polipi, consente, infatti, di rimuoverli nel corso della stessa seduta.
I polipi rimossi vengono successivamente analizzati e, in base al loro numero, alle loro dimensioni e alle caratteristica delle loro cellule, vengono avviati percorsi terapeutici e di controllo ad hoc.